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Artist: FRANCESCO DI GIOVANNI (Frankie's Jazz trio)     Album: Rock in Jazz     Label: AlfaMusic     Code: AFPCD169

Rock in Jazz

  • Rock in Jazz

  • FRANCESCO DI GIOVANNI (Frankie's Jazz trio)

  • 03 February 2017

  • AFPCD169

  • 8032050017013

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  • Created on : 27 January 2017

  • Total songs : 15

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  • From: AlfaMusic

Press Release

Francesco (Frankie) Di Giovanni Guitar
Giampiero Merluzzi                           Bass
Alberto Proietti Gaffi                        Drums

Rileggere con la scrittura sincopata del jazz l’evoluzione di trent’anni del Rock. Questo fa Frankie nel suo Rock in Jazz che, attenzione, non vuole essere un modo per tradurre in un linguaggio più sofisticato il più popolare rock. Piuttosto per guardare pagine di musica che sono oramai la nostra memoria collettiva da un altro angolo visuale: personale, qua e là forse intimo.
La realtà è che chi la musica l’ha studiata, non ha potuto studiare la scrittura rock. Il rock non si insegna nelle scuole o nei conservatori. Il rock è una passione, qualche volta un ricordo: che rimane dentro e segna il ritmo delle emozioni.
Ecco: Frankie riguarda le emozioni di allora con il linguaggio della sua passione di oggi, il jazz. Ed è uno sguardo delicato e appassionante.

Renato Marengo

 

Cronaca di un amore

La musica mi ha sempre turbato profondamente. Da ragazzino arrossivo ogniqualvolta dalla radio uscivano i suoni del Jazz: George Gershwin, Duke Ellington, Louis Armstrong. Ascoltavo incantato le musiche che accompagnavano le immagini dei film americani degli anni ’30 e ’40, pieni di Gangster e di blue note, che la televisione in bianco e nero riproponeva.

Ma quando le mie mani hanno imbracciato una chitarra, lo hanno fatto per suonare il Rock. Non avevo soldi e non potevo comperarmi i dischi che mi piacevano ed aspettare che la radio li trasmettesse era frustrante, dunque mi sono detto: -Con questa, le canzoni che mi piacciono me le suono direttamente io, quando e quanto mi pare-.

E così il Rock cominciò a venir fuori dalle mie dita, giornate intere passate a cercare accordi, passaggi ad orecchio; se qualcosa mi sfuggiva, ne inventavo un’altra simile. Dormivo con la chitarra nel letto. Alla fine i brani che mi erano entrati nel cuore venivano fuori, frammentati, sconvolti, ma venivano fuori!

E così, come tanti altri ragazzi della mia generazione, evocavo il vento e le grandi onde del Pacifico accennando come potevo California dreamin’ subito dopo, col pensiero mi trasferivo nel Nord-Europa, a Liverpool, Londra, Amburgo, in cantine con luci basse dove i Beatles suonavano Yesterday per tornare ancora al di là dell’Oceano e ritrovare un’America sempre più immensa e sconfinata, con le sue storie e i suoi drammi raccontati nelle sue ballate: The house of the rising sun, Hey Joe con la poderosa chitarra di Jimi Hendrix, sospesa tra sussurri e grida. O Light my fire, con quell’organo Hammond e la voce di Jim Morrison che ti restavano nella testa.

Nel flusso ininterrotto dei suoni e dei sogni, si aprivano finestre improvvise e inattese, l’Oriente misterioso sognato dagli Hippies faceva capolino dalla grintosa Paint it black dei Rolling Stones e il nero Otis Redding ti raccontava con una melodia tanto semplice quanto efficace, poggiata su pochi geniali accodi, la malinconia della sua gente cantando The dock of the bay. Poi c’erano i Beatles che non cessavano di stupirmi, con la loro Let it be così pervasa di una spiritualità simile a quella evocata dai canti degli Afroamericani.

E poi ancora mi ritrovai a girare il modo con la mia fantasia, la voce di Bob Dylan con Knockin’ on heaven’s door mi portò nelle grandi praterie nordamericane e quella di Bob Marley con Jammin nella variopinta Giamaica, così piena di ritmo e di ideali di libertà.

In pochi veloci anni, scandirono la nostra quotidianità brani straordinari, come Just the way you are di Billy Joel, Isn’t she lovely o Superstition di Steve Wonder, Message in a bottle dei Police. Fino a quello che è forse il primo rap in assoluto, Deixa isso pra là, che ho scoperto grazie alla passione che nel frattempo mi era esplosa per la musica brasiliana.

La musica Rock, così come l’autentica Rock-cultura aveva unito il pensiero ribelle del ‘900 ad uno stile espressivo ricco di elementi originali, forti, trascinanti. Ideare quelle canzoni era indubbia opera di genialità e saperle rendere richiedeva partecipazione, condivisione di valori, aspirazioni elevate.

Questa è la musica in cui generazionalmente sono nato come musicista, una musica che mi appartiene ed a cui sono appartenuto, e che ancora oggi riesce a regalarmi grandi emozioni.

Poi la vita e la mia storia mi hanno portato sui sentieri del jazz: con la maturità mi è sembrato presto un linguaggio più duttile ed universale. Ma, là sul fondo, il rock non ha smesso di essere un po’ la mia musica: una musica che mi appartiene ed a cui sono appartenuto e che ancora oggi riesce a regalarmi grandi emozioni.

Francesco Di Giovanni

 

Track List

1 California dreamin’
(Mama’s and Papa’s)
2 Hey Joe
(B. Roberts)
3 Just the way you are
(B. Joel)
4 Yesterday
(Lennon/Mc Cartney)
5 Light my fire
(Morrison/Krieger)
6 Jamming
(B. Marley)
7 Isn’t she lovely
(S. Wonder)
8 Message in a bottle
(Police)
9 Knockin’ on heaven’s door
(B. Dylan)
10 Paint it black
(Jagger/Richards)
11 Superstition
(S. Wonder)
12 The house of the rising sun
(Popular)
13 The dock of the bay
(O. Redding)
14 Let it be
(Lennon /Mc Cartney)
15 Deixa isso pra là
(J. Rodrigues)

Total time: 55:33

Personnel

Francesco (Frankie) Di Giovanni Guitar
Giampiero Merluzzi                           Bass
Alberto Proietti Gaffi                        Drums

Prodotto da Francesco Di Giovanni per AlfaMusic Label & Publishing
Coordinamento di produzione Lorenza Somogyi Bianchi - Fabrizio Salvatore

Foto
Stefano Delia


Progetto grafico
Mirko Leonardi

Recording Data

Registrazioni e missaggi
Elefante Bianco Studios - Roma
Tecnici del suono
Raimondo Mosci e Massimo Ruscitto


Mastering
AlfaMusic Studio – Roma
Tecnico del suono
Alessandro Guardia