Rosario Di Leo, Homotempus
L’album del pianista e compositore siciliano
pubblicato da Auand Records
evoca mondi lontani e generi diversi
Musicista appassionato e studioso versatile, diviso tra la pratica e lo studio delle “ragioni” della musica, Rosario Di Leo si è da sempre avvicinato alla musica e all’arte in generale in modo trasversale e con uno spirito libero e curioso. Siciliano di origine ma cosmopolita nel suo percorso musicale, pubblica “Homotempus” con Auand Records, un’opera non facilmente inquadrabile sul piano stilistico. Oltre al jazz contemporaneo, i richiami al prog, alle sonorità cinematiche e alla musica classica sono evidenti.
«In realtà – spiega Di Leo – preferisco non definire affatto, nel momento in cui definire significa anche delimitare. Sono un divoratore di musica e mi tengo alla larga dai pregiudizi, anche se ho le mie preferenze ovviamente. I miei riferimenti? Troppi, confonderei solo le idee. Ho studiato Bach così come ho suonato i Dream Theater da giovane. Nel frattempo mi sono diplomato in pianoforte e arrangiamento jazz. Mi piace inventare e non faccio differenze. Amo la rigida composizione così come l'improvvisazione, i ritmi serrati come pure le atmosfere eteree».
Accanto a lui troviamo Riccardo Grosso, il contrabbassista che da lungo tempo lo affianca, Bernardo Guerra alla batteria e la violoncellista coreana, ma trapiantata a Catania, Sunah Choi. Quest’ultima, senza nulla togliere agli altri componenti del gruppo, come sottolinea Di Leo, è «Il fiore all'occhiello di questo progetto, stabilisce il tratto distintivo del disco. Il suono del violoncello, che ho sempre immaginato per la mia musica, porta quest'ultima su territori nuovi, esotici. Sono alla ricerca di ispirazioni orientali e medio orientali e il suo contributo strumentale è stato essenziale in queste composizioni».
“Homotempus”, pubblicato da Auand, sarà disponibile su Bandcamp da venerdì 7 Gennaio 2022. I singoli tratti dall’album usciranno inoltre su tutte le piattaforme streaming a partire da venerdì 10 Dicembre 2021.
Gli undici brani che compongono l’album hanno origini temporali e geografiche diverse. Come racconta Di Leo, accanto a composizioni recenti altre erano «Nel cassetto da anni, forse decenni. I brani sono anche stati scritti in luoghi diversi. Centuripe, Catania, Parigi o dall'altra parte dell'oceano. Risentono quindi di atmosfere e "lingue" diverse. Non c'è un filo conduttore tra loro ma ci sono dei temi ricorrenti. Sono uno che scrive tanta musica, anche diversa. E ritorno spesso sul materiale, per migliorarlo, correggerlo o cestinarlo. Per “Homotempus” si sono andati via via intrecciando i fili. Le persone giuste, gli strumenti giusti, uso anche il synth e la drum machine in alcuni brani, e il tempo a disposizione. Ci lavoro da tre anni e non ho avuto nessuna fretta di "uscire". Ho aspettato che finalmente suonasse come lo sentivo nella mia testa».
“Homotempus”, il titolo dell'album, è l'unione di due parole latine e rivela un approccio filosofico oltre che musicale alla nozione di “tempo”.
«L’ossessione per il tempo e il tentativo di contrastarlo o di controllarlo condizionano da sempre la nostra specie. Questo mi affascina e mi turba» confida Di Leo.
Oltre a queste suggestioni, il disco recupera la terra d’origine, la Sicilia sicuramente, ma anche l'Italia e le radici greco-latine in generale. Il paesaggio che compare sulla copertina del CD è quello delle colline del paesino natale del pianista: Centuripe, in provincia di Enna, un borgo antichissimo, dalle fondamenta preistoriche e che fiorì in età ellenistica.
Se, da una parte, la musica di questo disco vive nella contemporaneità, vestendosi di suoni metropolitani e volgendo lo sguardo al futuro, dall'altra vuole indubitabilmente ricordare chi siamo e da dove veniamo.
ENG
Rosario Di Leo, Homotempus
Distant worlds and different genres
In the Sicilian pianist and composer’s new album
Out now on Auand Records
An enthusiastic and curious musician, Italian pianist and composer Rosario Di Leo has always approached music (and art in general) with a free, inquisitive spirit. Sicily-born and well-traveled, Di Leo is now releasing his new album “Homotempus” on Auand Records. Besides contemporary jazz, this work embraces prog, film and classical music.
«I do prefer not to define it at all – Di Leo says – since a definition is also a limitation. I am a music devourer, I stay away from preconceptions, although I have my preferences, of course. Too many things inspire me, so it might sound confusing. I studied Bach and grew up playing Dream Theater. I graduated in piano and jazz arrangement. I like creativity, and I see no differences. I love rigorous compositions as well as improvisation, fast rhythms as well as ethereal sounds.»
The band features longtime collaborator Riccardo Grosso on double bass, Bernardo Guerra on drums and Korea-born, Sicily-based Sunah Choi on cello. Even if all of them are amazing players – as Di Leo adds – Choi stands out in the project. «She is the real distinguishing feature of this work. I’ve always thought about the cello sound for my music, and she takes it to new, exotic soundscapes. I am always looking for inspiration from Eastern and Middle-Easter sounds, and her contribution was essential in these compositions.»
Released under Auand Records, “Homotempus” will be avabilable on Bandcamp from January 7, 2022. Singles will start being available (biweekly) on all streaming platforms from December 10, 2021.
The 11 tunes in the tracklist belong to different times and places. As Di Leo recalls, some are new, while some others are much older. «There is not a central idea, but there are recurring themes. I write a lot of diverse music. Sometimes I go back to my old material, trying to enhance it, fix it or throw it away. For this album, planets started to align at some point. The right people, the right instruments, and the right timing. I’ve been working on it for three years and I never wanted to rush it. I waited until it sounded like I had it in my head.»
While the cover depicts the leader’s hometown (Centuripe, Sicily), the album title brings two Latin words together (“man” and “time”), and it reveals a philosophical approach to the concept of time: «The obsession for time, and the attempt to control it, have always affected our species. This fascinates me and disturbs me at the same time.»