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Artist: Paolo Dinuzzi     Album: Invisible     Label: GleAM Records     Code: AM7015

Invisible

  • Invisible

  • Paolo Dinuzzi

  • 24 March 2023

  • AM7015

  • 8059018220148

  • Digital, GleAM Records

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  • Created on : 02 March 2023

  • Total songs : 7

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  • From: GleAM Records

Press Release

Il bassista & compositore Paolo Dinuzzi pubblicherà il suo nuovo album Invisible

il 24 Marzo 2023 con GleAM Records

 

GleAM Records è orgogliosa di annunciare l'uscita di Invisiblesecondo album da leader del bassista e compositore italiano Paolo Dinuzzi, disponibile in CD e digital download/streaming dal 24 Marzo 2023 e distribuito da IRD International e Believe Digital. 

 

Invisible è un disco che guarda al vasto universo musicale del mediterraneo fondendo il senso del melos legato alle origini pugliesi del leader con l’uso di tempi composti, frutto probabilmente dei suoi 21 anni di permanenza in Germania, durante i quali ha avuto lunghe collaborazioni con musicisti di area balcanica e mediorientale. Fondamentale in tal senso l’apporto del batterista Riccardo Gambatesache forma con il leader una sezione ritmica capace di scandire la pulsazione e, al contempo, ridefinirne la prospettiva attraverso  scomposizioni metriche sobrie e musicali. Su queste premesse si sviluppa il pensiero armonico di Paolo Dinuzzi, in cui modale e tonale si compenetrano in favore di soluzioni dal colore ambiguo, ma che offrono attraverso una particolare relazione con la chitarra, un’ampio spettro di possibilità per le improvvisazioni.  Il sassofonista Sabino Fino e il leader si muovono in un territorio solistico in cui la cantabilità si sposa con gli elementi idiomatici del Jazz regalando momenti dalla solida costruzione narrativa. Più su un terreno cerebrale e post-shorteriano è invece il linguaggio del chitarrista Giancarlo Pirro, in cui il fraseggio angolare e gli spostamenti ritmici arricchiscono l’album di una prospettiva più dark. 

 

 

 Sebbene anche nei suoi momenti in apparenza più iconoclasti il jazz abbia raramente reciso i propri legami con la tradizione, esistono tutt’oggi dei periodi di epoche relativamente moderne che sembrano essere usciti dal cono di luce delle riletture. Accade così che in un’epoca in cui i linguaggi appaiono essere destinati più a riscoprire gli elementi del proprio DNA che non a evolversi almeno nel senso più tradizionalmente inteso, si tralascino periodi e stili che meriterebbero ben altra considerazione. 
Giusto per fare un esempio, è fuor di dubbio che la lunga stagione “elettrica” di Miles Davis venga presa sempre meno in considerazione tanto dai musicisti quanto dagli appassionati e con essa anche tutta quella genia di interpreti e di stili che in qualche modo, fino alla metà degli Anni ’80, si sono dovuti necessariamente confrontare con tutto ciò che nel jazz - d’Oltreoceano e non solo - era accaduto dopo “Bitches Brew”. 
Per lo stesso motivo, la non lunghissima, ma pur non banale parentesi  della cosiddetta “fusion” sembra essere stata relegata in un angolo della memoria nel quale raramente ci si avventura. E questo malgrado dagli Anni ’80 del secolo scorso ci separino ormai all’incirca quarant’anni, ovvero un’epoca che legittimerebbe chiunque a parlare di un “passato” che diventa sempre meno “prossimo” e che forse andrebbe nuovamente metabolizzato per poi essere riconsegnato alle più recenti generazioni, troppo spesso affette dal morbo della dimenticanza. 
Il progetto discografico di Paolo Dinuzzi s’inserisce senza clamore, ma con intelligenza in questo percorso di recupero e potrebbe forse lasciare scontenti quanti ormai si aspettano solo verbosi sperimentalismi o linguaggi proiettati sulla strada maestra di una contemporaneità sin troppo autoreferenziale. Nelle sette tracce che formano il cd, tutte e firma di Dinuzzi, non troveranno nulla di tutto ciò, ma invece si potranno confrontare piacevolmente con una musica che affonda le radici nella lezione consegnataci, tra gli altri, dagli indimenticati Steps Ahead e che, anche in Italia, venne ripresa e reinterpretata dai Lingomania, specie nella seconda edizione della band. Non un’operazione nostalgica, beninteso, ma la volontà di riallacciarsi a una stagione nella quale – e Dinuzzi lo dimostra – è ancora possibile trovare suggestioni forti e, soprattutto, in grado di confrontarsi con la contemporaneità. 
Lasciando all’ascoltatore il gusto della scoperta di ogni singola traccia, non si può fare a meno di seminare qualche piccolo “indizio” che si coglie, ad esempio, nel piacevole funk beat di “Invisible” e “Talking with Nina” o nel melos di “Skin” e “South”, due brani nei quali l’idea della cantabilità mutuata dalle origini meridionali dei solisti, non scende mai a patti con un banale recupero folklorico, ma si traduce piuttosto in una particolare attenzione alla cura melodica, che resta comunque ben incardinata nella tradizione jazzistica. Discorso questo che vale anche per il metricamente vario “I’m Back” e per “Emergency”, che chiude la scaletta con una pennellata dolcemente malinconica, mentre “Quattro” sembra incanalarsi sul terreno di una maggiore libertà espressiva. 
L’abile penna autoriale di Dinuzzi, bassista e compositore che ha racchiuso in questo cd il succo di molte esperienze vissute anche nel Nordeuropa, trova infine un ideale collegamento con i validi musicisti impegnati, il sassofonista Sabino Fino, il chitarrista Giancarlo Pirro e il batterista Riccardo Gambatesa che si rivelano i partner ideali per esprimere nella maniera più personale e genuina il senso della registrazione. 

 

Ugo Sbisà

 

Il disco apre con la title track Invisibile. Nella visione dell’autore rappresenta il conflitto interiore, tra quello che siamo e quello che dovremmo essere, in primis per noi stessi e poi per gli altri. “Meno riusciamo ad accettarci, più si inasprisce il conflitto. Il ritmo è sghembo (7/8), come se mancasse sempre un pezzo, il tema si presenta con due linee che si intersecano e si interscambiano, incontrandosi sempre in dissonanza, quasi a rappresentare questi due aspetti della personalità, tra loro in conflitto perenne. Questo brano è dedicato alla mia compagna di vita Annamaria”. 

 

Segue Talking with Nina, brano dal ritmo backbeat e dal tema colore vagamente latin . L’autore:  “Ho tre gatti, la più grande si chiama Nina appunto. Lo ammetto, io parlo con i gatti, e durante le  mie conversazioni con Nina, osservo le sue reazioni, è buffo, ma il suo impegno nell’ascoltare le mie parole, che per lei sono probabilmente come l’arabo per me, mi ha dato lo spunto per questo tema, in particolare il movimento che fa con gli occhi, è il principio ritmico del brano stesso”. 

 

Skin è ispirato al teatro danza e perciò nella visione del compositore si articola su una metrica in 3. Dinuzzi ci racconta le suggestioni che hanno dato vita al brano: “molto spesso ho avuto collaborazioni con danzatrici e danzatori, ed è un’arte che amo particolarmente. Immaginate i movimenti frenetici, compulsivi, gli improvvisi stop, trattenendo il fiato, per poi ripartire rincorrendo l’ idea di sé stessi. La fatica, il ritmo, il sudore, lo scavarsi dentro nel profondo e la pelle che a stento trattiene tutto questo.

 

La quarta traccia è Quattro, il brano in cui si concentra la ricerca ritmica del leader sul tema forse più spigoloso dell’album. “In Germania ho lavorato con tanti musicisti provenienti dell’est, Turchia, Bulgaria, Ucraina, Russia.
e mi ha sempre colpito la loro capacità di suonare sui tempi composti, con la naturalezza con cui noi europei suoniamo o balliamo su di un 4/4. Infatti questo brano, a dispetto del suo titolo, è un 15/8 (una battuta di 4/4 e una di 7/8).
 Vorrebbe essere quasi un manifesto per questo gruppo ed è dedicato al mio amico fraterno e grande sassofonista ucraino Dimitrij Markitantov.”

 

E’ la volta di South, brano dal mood even 8th su metrica in 10/8. Il tema dal carattere elegiaco si sviluppa in una struttura di grande intelligenza armonica dal colore tutto sommato tonale.   L’autore descrive così il brano: “South nasce dalla malinconia. Malinconia per qualcosa che era o che non è mai stato. Questo è un sentimento comune a chi vive lontano dal suo paese di origine. L’autore: “Avendo vissuto vent'anni in Germania, ho sperimentato sulla mia pelle quella sensazione che ti porta a rimpiangere romanticamente, un’idea, che poi con la realtà ha poco o niente a che fare.” 

 

I’m back è la traccia che più di tutte utilizza il ritmo melodico e la struttura per raccontare, come nella musica per immagini, delle suggestioni visive. Paolo infatti traduce in musica quella che è la sua personale esperienza di uomo e artista tornando in Italia cercano di descriverne le impressioni: “Ho scritto questo brano nel momento in cui sono tornato in Italia, nella mia città, Barletta. Già dalle prime note del tema si può notare una baldanza e un ottimismo ingiustificati, tipici di chi torna al sud con mille idee da realizzare, per poi scontrarsi con una realtà fatta di clientelismo e piccoli feudi saldamente attaccati ai propri interessi, che impediscono un rinnovamento e uno sviluppo del bene comune. Infatti sul finire del tema, e ancora di più alla fine del brano, durante il solo di batteria, si fa strada un loop, che è quasi un mantra, una voce fuori campo, che come il saggio grillo parlante di Pinocchio ti riporta alla realtà ( il loop recita pressapoco così: chi te l’ha fatto fare, chi te l’ha fatto fare...)”. 

 

Chiude l’album Emergency, brano dal clima pensoso e malinconico, sorretto da una struttura armonica che, come un mantra, trasporta l’ascoltatore verso la fine del disco in un graduale fade out verso il silenzio. 

Paolo Dinuzzi: “Questo brano è dedicato alla memoria di una persona che avrei visto utopicamente come presidente di questo paese: Gino Strada. E’ un brano delicato, come chi si prende cura di qualcuno, per poi chiudersi con un solo di basso in totale solitudine, come soli sono quelli che non rientrano nelle logiche malate di questo mondo”.  

Track List

1.   Invisibile

03.54

2.   Talking with Nina

05.48

3.   Skin

04.07

4.   Quattro

04.53

5.   South

05.35

6.   I’m Back

05.33

7.   Emergency

06.26

 

 

Total                                           

36.16

Personnel

Sabino Fino – sassofono tenore
Giancarlo Pirro – chitarra elettrica
Paolo Dinuzzi – basso elettrico 

Riccardo Gambatesa - batteria 

 

Tutta la musica è composta ed arrangiata da Paolo Dinuzzi

Recording Data

Registrato, missato e masterizzato presso Mast Studio, Bari (Italy)
Fonico: Massimo Stano

Grafiche: Studio Clessidra
Prodotto da GleAM Records 

Stampato in Italia 2023