Artist: FABRIZIO SCRIVANO feat. Jerry Popolo | Gabriele Rampi Ungar | Riccardo Biancoli Album: Terra di mezzo Label: AlfaMusic Code: AFMCD292
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Terra di mezzo
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FABRIZIO SCRIVANO feat. Jerry Popolo | Gabriele Rampi Ungar | Riccardo Biancoli
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19 January 2024
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AFMCD292
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8032050023373
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Created on : 19 January 2024
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Press Release
In una società dove la finzione è più importate della realtà, lontano dalle nevrosi dei like e delle visualizzazioni, Fabrizio Scrivano trova spazio per esporre in musica i suoi pensieri e le sue visioni attraverso un set di composizioni originali che fanno da trampolino per un avventuroso viaggio nell’improvvisazione e nell’esplorazione strumentale.
Nei brani si fondono insieme richiami alla sua terra d’origine e a quella di residenza, creando legami e ponti che la musica rende naturali. Tra le note si intravedono l’amicizia, i suoi legami passati, presenti e futuri, il filo di una vita che si propone all’ascoltatore nella sua varietà. La scelta del quartetto formato da musicisti con caratteristiche molto diverse è l’incastro perfetto per fare risaltare le sfumature del quadro che Scrivano ha realizzato, dove ogni composizione ed ogni solo raccontano una storia senza scendere mai in tecnicismi meccanici, dove la melodia fa tappeto e da colonna sonora ad immagini in movimento come in un film.
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L’evoluzione del jazz, arte nomade per eccellenza, è sempre stata alimentata dagli spostamenti dei suoi protagonisti. Da quello tremendo ed epico dell’Africa e del suo patrimonio musicale verso le coste delle Americhe a quello non meno decisivo dei grandi musicisti di New Orleans verso le città del nord industriale degli States nei drammatici anni delle alluvioni e delle crisi economiche.
Per arrivare all’attrazione gravitazionale costante esercitata dalle scene più propulsive, prima fra tutte quella esplosiva di New York.
Lo spostamento è sempre stato il valore aggiunto del jazz, come lo era stato per il blues, come lo sarà per il rock. Sensibilità regionali che innervano panorami a rischio di cristallizzazione, che scardinano grandi e piccoli conservatorismi. O anche solamente che aggiungono quella “spezia umana” che si nasconde nel sapore di uno stile personale, di un approccio particolare. È il caso di Fabrizio Scrivano nella piccola ma straordinariamente vitale scena mantovana. Scrivano, prima ancora di essere un bravissimo jazzista che usa la chitarra per esprimersi con una franchezza disarmante e non costruita, è una persona dalle cento storie. Storie della sua Calabria e del suo Sud, col suo fresco e pulsante patrimonio di musiche e musicisti. Il suo sentirsi in una “terra di mezzo”, felicemente nutrita da radici vecchie e nuove, porta con sé un gusto per la melodia che non arretra nemmeno a contatto con le belle ed intricate armonie di Acciu (calabrese per “sedano”), un tema lirico e cantabile costruito su un esercizio accordale propostogli al Conservatorio di Mantova da Mauro Negri (un maestro illustre, anch’egli esperto di nomadismi, tra Milano, Parigi, Vienna e tutto il mondo). Un gusto per la melodia che anima anche la fase improvvisativa, i cui inneschi sono, secondo la lezione dei grandi, fresche cellule melodiche, piccole canzoni ben lontane da costruzioni automatiche e prefabbricate. La stessa cantabile felicità è presente in Bea, una tenera ninna nanna (non troppo funzionale, precisa Scrivano con un sorriso) dedicata alla figlia, e perfino nel fluido 5/4 di Borderline, il cui titolo rimanda a certe terribili categorizzazioni usate perfino in ambiente scolastico. O nei felici temi di Jermanu e Orso Bruno, che sembrano deliziosamente usciti dai repertori hard bop di fine anni Cinquanta e che splendono del drive magnifico di Riccardo Biancoli, uno dei tesori nascosti, o non sufficientemente esposti, del jazz italiano, e del contrabbasso impeccabile di Gabriele Rampi, autore anche in molti brani di soli impetuosi e di grande intensità poetica.
Ma è alla fine del disco, dopo il bozzetto di Poii e il vigoroso Portrait of a Friend, che arrivano il 3/4 di Silafolk e il 12/8 di Taranterra, rimandi più che espliciti al sud sognante e danzante della musica popolare più archetipica. Non riprese di temi tradizionali ma tradizione vivente e feconda, magnificamente inserita nelle estetiche di quel jazz che alla musica popolare ha saputo offrire occasione di apertura sonora e linguistica. Una sensibilità, quella del folklore immaginario, e a proposito di nomadismi ed incontri tra culture, ampiamente esplorata in ambiente “padano” dal bravissimo chitarrista mantovano Simone Guiducci col suo Gramelot Ensemble.
Una parola particolare va spesa per Jerry Popolo, magnifico saxofonista e flautista che ha saputo calarsi in modo simbiotico nel mondo compositivo di Fabrizio Scrivano, dando voce esplicita a temi chitarristici nati per incontrare prima o poi qualche vocalità, e contribuendo in modo determinante al suono di un quartetto che non nasce algidamente da qualche telefonata ma, secondo una convinzione non negoziabile di Scrivano, da relazioni autentiche. Le uniche che possono spingere la musica oltre la dimensione di un sia pur impeccabile formalismo.
Giorgio Signoretti
Track List
1. Acciu 6.56
2. Bea 6.36
3. Borderline 6.45
4. Jermanu 8.12
5. Orso Bruno 6.43
6. Poii 7.02
7. Portrait for a friend 6.46
8. Silafolk 4.46
9. Taranterra 9.56
Total time: 64.01
Musiche di Fabrizio Scrivano
Edizioni musicali: AlfaMusic Studio (SIAE)
Personnel
Fabrizio Scrivano chitarra
Jerry Popolo sax, flauto traverso
Gabriele Rampi Ungar contrabbasso
Riccardo Biancoli batteria
Prodotto da Fabrizio Scrivano per AlfaMusic Label&Publishing
Coordinamento di produzione Alessandro Guardia & Fabrizio Salvatore (AlfaMusic)
Note di copertina Giorgio Signoretti
Foto Damiano Cornacchia
Progetto grafico Nerina Fernandez
Recording Data
Registrazioni, mix e mastering Digitube Studio, Grazie (MN)
Tecnico del suono Carlo Cantini
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